L’UNO
che mi è rimasto in eredità
segnato con una croce:
intorno ad esso
devo lambiccarmi, mentre tu,
in abito di sacco,
sferruzzi alla calza del mistero.
(P. Celan, da “Luce coatta” IV, in Poesie, traduzione di Giuseppe Bevilacqua, Mondadori, 1998, p. 1021)
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Si può farne una lettura in termini di critica religiosa e femminista contemporaneamente.
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la grande densità e profondità dei versi di Celan, che ti lasciano sempre domande e diverse possibili ipotesi di risposta. Questa per me la “bellezza” della poesia.
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Sempre affascinante Celan e… “misterioso”. Un riferimento £religioso”? Forse.
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misterioso, sì, il suo rapporto col mistero…
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ottima osservazione! comunque ci sento un che di “mistico”.
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sì, anch’io.
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Avrei sperato in una tua lettura che ne aprisse altre, ma il rimando al mistero … rincula. Comunque si legge in qualche contesto, non credi?
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Cristiana, credo anch’io che ci sia il riferimento a qualche specifico contesto, che ha comunque a che fare con un “tu”, sempre misterioso, come è misteriosa la dimensione del “sacro” e la dimensione del “femminile”, che sembra configurarsi in quell’atto di “sferruzzare” “alla calza del mistero”. Un atto apparentemente semplice, manuale, corporeo, concreto, contrapposto al “lambiccarsi” del logos? Non so, ovviamente, cosa avesse in testa Celan, ma queste cose le ho pensate.
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